Quantcast
Channel: La nuvola del lavoro » youtube
Viewing all articles
Browse latest Browse all 2

La gratuità sta distruggendo posti di lavoro nella musica?

$
0
0

di Maurizio Di Lucchio

Internet crea posti di lavoro? Andatelo a chiedere all’industria discografica. Vi risponderà che l’avvento del web e della condivisione gratuita di musica ha generato più che altro disoccupazione. In Italia, l’ultima vittima della crisi del mercato musicale è la Ims di Caronno Pertusella (Varese), la ex Emi Records, che ha chiuso i battenti per sempre lasciando a casa 103 lavoratori.

La fabbrica aveva una storia gloriosa. In mezzo secolo di esistenza aveva stampato dischi e cd di leggende come Pink Floyd e Beatles. Per salvarla, negli ultimi mesi si sono mobilitati i big della musica italiana che proprio con la Emi avevano visto nascere la propria carriera: Vasco Rossi, Fiorella Mannoia, Francesco Guccini. Persino Gianni Morandi aveva provato a risollevare le sorti dei cassintegrati – ora licenziati – dal palco del festival di Sanremo. Ma non è bastato.

Chi ha seguito la vicenda della Ims sostiene che la chiusura sia legata soprattutto a una cattiva gestione dell’azienda. «Per ottenere commesse – dice Roberta Tolomeo della Slc Cgil – la ditta accettava di lavorare a prezzi bassi, sotto costo». Secondo la sindacalista, la pirateria e il calo complessivo del mercato discografico in Italia «hanno inciso in questo caso per il 20-25%, non di più».

Eppure la questione rimane aperta: il download gratuito dei brani sta “ammazzando” le multinazionali della musica e distrugge posti di lavoro? Chi non ha dubbi in merito è Enzo Mazza, presidente della Fimi (Federazione industria musicale italiana)-Confindustria, associazione che riunisce le principali label attive sul territorio nazionale.

«L’impatto della pirateria su tutto il settore – spiega Mazza – è stato consistente. Ha ridotto drasticamente le vendite facendo registrare un crollo del 75% per il mercato dei cd dal 1999 al 2009 e ha dimezzato la forza lavoro in tutte le imprese. La crisi ha coinvolto prima il personale delle case discografiche, poi le fabbriche, che sono state quasi tutte delocalizzate all’estero, la distribuzione e infine i negozi. L’unica parte salvaguardata, per fortuna, è stata quella artistica».

Numeri alla mano, il fatturato del mercato discografico italiano è passato dai 338,7 milioni di euro del 2001 ai 130,5 milioni del 2011: il calo in dieci anni è stato del 61,5%. «Per il 2012 – ammette Mazza – prevediamo di scendere intorno ai 100 milioni di euro». Stesso discorso per l’occupazione. Da uno studio di Tera Consultants emerge che solo nel 2008 l’intero mercato audiovisivo italiano (comprensivo anche di film e serie tv) ha visto la distruzione di 14.800 posti di lavoro a causa della pirateria.

Il disco si è rotto, insomma, e a soffrire di più sono state proprio le major, basate com’erano su una struttura organizzativa meno snella rispetto alle label indipendenti. Quello della ex-Emi Records non è quindi un caso isolato: «Quasi tutte le multinazionali – ricorda il presidente Fimi – avevano i propri magazzini qui in Italia. Si pensi, per esempio, alla Ricordi. In questi ultimi anni c’è stata una enorme concentrazione del settore, con ben quattro fusioni, l’ultima delle quali è l’unione di Emi e Universal. Oggi sul mercato ci sono solo tre major, prima ne erano molte di più».

Paradossalmente però la gratuità sta per diventare una delle chiavi di riscatto del settore. Il business digitale cresce di continuo (27,5 milioni di fatturato nel 2011, pari al 21% degli introiti totali, +22% rispetto al 2010) e tra i modelli utilizzati dal mercato discografico c’è anche la fruizione gratuita di musica su piattaforme come Youtube, Spotify e Deezer, sostenute economicamente dalla pubblicità.

«Youtube – dice Mazza – è il secondo cliente dell’industria musicale italiana dopo i download a pagamento di iTunes. Negli ultimi nove mesi ha rappresentato il 20% dei ricavi del mercato digitale. Non si tratta di grosse somme, certo. Ma dovevamo pensare ai consumatori:  non erano più disposti a pagare per ascoltare musica».

twitter@maudilucchio


Viewing all articles
Browse latest Browse all 2

Latest Images

Trending Articles